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Mina Cappussi
MINA CAPPUSSI EMOTIONAL ART “Noi chiamiamo a testimoni i Custodi del Tempo per cantare la Bellezza Infinita, dagli abissi del Sé all’immensità dell’Universo, nelle sconfinate sfaccettature del Sentire”. Artista poliedrica, personalità rinascimentale, creativa a tutto tondo: scrittrice, ... (continua)
Nell'albo d'oro:
Stipsi sinaptica
Discinte memorie
allocate su cuspidi
d’incanto
emergono stillando
accordi emozionali.
Visione di fumo
include il mattino:
nuvole, montagne,
un gatto, una bottiglia blu
a cornice del mondo.
E’ stipsi sinaptica
la nebbia
che chiude
finestre... leggi...
8. 08
Lento il silenzio
sotterra il mattino
nebbia cancella
sommità rocciose,
annulla ovvietà
restituisce abissi.
Occhi giungono
su ruote mattiniere
veloci, indifferenti
tirano dritto
senza saluto
d’incrocio.
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Considerazione dell'autore
«Una mosca morta, sul gradino davanti alla porta. E il mondo organizzato della coscienza di superficie si ferma. A volte basta un cambiamento impercettibile della nostra routine per aprire sguardi su mondi altri. E’ il caso di una mosca morta, trovata in cima alle scale e raccolta senza un motivo apparente. La riflessione sulla brevità di una vita insulsa, fastidiosa, anche repellente, ci porta ad approfondire la tematica, ad andare oltre, a rompere la rassicurante filosofia della quotidianità, per scoprire che dietro "il mostro" ci sono esistenze che spesso non cogliamo nella loro verità di fondo»
Inserita il 02/04/2018
Mina Cappussi
Requiem musca
Morte
Giaci riversa
gli occhi immensi
spenti di colore,
peloso il capo
leggere l’ali
irriverente, fastidiosa,
incredibile mosca.
Volavi
instancabile
rumorosa creatura,
osservavi il giorno
nascere e perire
dall’alto di un armadio,
da una finestra aperta.
Ora te ne stai immobile,
bitorzoluto
groviglio di zampe,
sdraiata sul dorso
s’un foglio di carta
che ti fu
pietra tombale.
Mi chiedo il senso
del tuo viver profano
inviso mostro
scacciato
e sgradito,
nel tuo inutile
volo quotidiano.
Te ne stavi sul gradino
inerme involucro
della tua vita.
Ti ho portato a casa
non so perché.
Incontro la tua immagine
sull’orlo di cielo che cela la mia.
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Nota dell'autore:
«A volte basta un cambiamento impercettibile della nostra routine per aprire sguardi su mondi altri. E' il caso di una mosca morta, trovata in cima alle scale e raccolta senza un motivo apparente. La riflessione sulla brevità di una vita insulsa, fastidiosa, anche repellente, ci porta ad approfondire la tematica, ad andare oltre, a rompere la rassicurante filosofia della quotidianeità, per scoprire che dietro "il mostro" ci sono esistenze che spesso non cogliamo nella loro verità di fondo»
Commenti di altri autori:
«In un sistema complesso come quello della vita la catena umana e non è osmoticamente collegata. Solo per indicare che la mosca tanto fastidiosa per noi in un quadro più vasto assume la sua importanza malgrado la sua forma e la sua petulante presenza. Mi piace l'estemporaneità di questa bella poesia perché, come detto bene nella nota, aplifica un concetto filosofico a 360°. Mi piace ancor più perché è importante staccarsi dal solito per capire altro e definirlo nel nostro modo più o meno sapiente. Molto apprezzata.»
«Non è la prima Poesia che la sensibile Autrice dedica ad un insetto... a quei piccoli esseri che sembrano inutili nella vita ma che invece la rendono completa facendone parte a pieno titolo... dietro questi piccoli esseri c'è una storia di vita anche per loro... piccoli "mostri" che infastidiscono il nostro vivere ma che per loro è la ragione di vita... volano instancabilmente dalla mattina alla sera per sopravvivere e quindi non hanno colpa se la natura ha deciso così... la sensibilità dell'autrice anche in questo caso riesce a immedesimarsi nel dolore che possono provare queste creaturine quando improvvisamente vengono annientate... annientate dal vero mostro a mio avviso... l'uomo. Uomo che uccide sempre e comunque... con cattiveria e senza»
«Un piccolo capolavoro, una metafora della stessa vita. L'inutile racchiuso in quel grumo di zampette. Quante cose si potrebbero dire e quante non si dicono per paura di sapere. Trovo sia geniale. Complimentissimi!!»